Questo articolo intende essere un breve memorandum di semplici ed utili notizie per migliorare, in pochi passaggi, il proprio modo di fare fotografia. Non ha la presunzione di volersi sostituire ad un corso fotografico. Anzi, esso vuole rappresentare una rapida guida per l’appassionato di fotografia il quale, tuttavia, abbia già chiari principi e concetti fotografici quali, ad esempio, tempi di scatto, diaframmi, valori iso, etc.
1) Nitidezza dell’ ambiente in cui si fotografa
Una foto d’atmosfera, che voglia suscitare emozioni in chi la guarda, non può prescindere dal tipo di luce e nitidezza dell’aria che è presente al momento in cui si intende scattare. Questo aspetto che, quasi sempre, viene sottovalutato dal principiante o dal fotografo medio, rappresenta il valore aggiunto di una foto. Scattare in giornate in cui l’umidità è assente o quasi, ad esempio dopo un temporale, consentirà di immortalare particolari del paesaggio, anche a notevoli distanze, conferendo all’immagine una gradevolezza e una chiarezza senza pari. Al contrario, decidendo di fotografare in una giornata uggiosa, con presenza di nuvole e nebbia, sarà buona norma sfruttare tali eventi atmosferici a proprio vantaggio, mettendoli in risalto e conferendo, in tal modo, un atmosfera “magica” allo scatto.
2) Momenti della giornata in cui si fotografa
Altro elemento caratterizzante, che può fare la differenza tra una semplice foto ed una bella foto, è la scelta dell’ora in cui si decide di fotografare. In linea di massima, un paesaggio va immortalato all’alba o al tramonto, in quanto, solo in questi particolari e brevi lassi di tempo, il sole, basso sull’orizzonte, “accarezza” gli oggetti, valorizzando la loro tridimensionalità e creando ombre piacevoli e non invasive. Nel contempo, la luce che si genera in questi momenti, sui toni caldi del rosso, dell’arancio e del giallo, contribuisce a creare un’atmosfera amena e tranquilla. Vada da ultimo tenuto presente che, nella fotografia di paesaggio, si deve utilizzare un solido treppiedi che doni stabilità alla macchina e ci consenta di utilizzare, ove necessario, tempi di scatto più lunghi. Tali regole, appena elencate, valgono in linea di massima anche per i ritratti. Quando, invece, non risultasse possibile scattare in tali momenti, si dovrà tenere presente che il sole, alto nel cielo, tenderà a creare delle fastidiose ombre sui volti dei vostri modelli. In tali situazioni, potranno esserci d’aiuto l’utilizzo di un flash, opportunamente regolato per non risultare troppo invasivo, o di un pannello riflettente che schiariranno tali ombre, donando luminosità e lucentezza.
3) Scelta del luogo in cui si fotografa
Ugualmente importante è la scelta del luogo in cui fotografare. In questo caso faccio, ovviamente, riferimento al ritratto, essendo impossibile spostare un paesaggio ! Se ci si trova, ad esempio, in un luogo chiuso, quale potrebbe essere una stanza di un appartamento, la prima valutazione da fare sarà quella di posizionare il soggetto in modo che nulla degli oggetti e degli arredamenti abbia a procurare fastidio allo scatto. Questo varrà per cose che si trovino sia alle spalle del modello che davanti. Altra buona norma sarà quella di avvicinare la persona ad una fonte naturale di luce (una finestra) o ad una artificiale (una lampada), posizionando il volto della stessa in modo tale da essere illuminato da un solo lato. Da evitare, invece, (a meno che non si vogliano creare effetti artistici quali, ed esempio, le silhouette) è il cosiddetto “controluce”, fastidioso effetto che si ottiene quando il soggetto, posto vicino ad una fonte diretta di luce, si pone di spalle a tale fonte, non “offrendo” il proprio volto all’illuminazione e rendendolo, in tal modo, scuro. Sarà possibile, dunque, seguendo tali facili accorgimenti, ridurre o eliminare totalmente l’utilizzo del flash e lasciare inalterata l’atmosfera presente al momento dello scatto.
4) Primo, secondo e terzo piano della profondità di campo
Una foto di grande impatto deve essere ben bilanciata e composta in modo tale che il primo piano della profondità di campo (detto anche piano principale), il secondo piano e, molto spesso, anche il terzo piano siano in relazione tra loro. Con profondità di campo, in primis, faccio riferimento alla distanza dietro al soggetto (o oggetto) messo a fuoco. Il neofita tenderà, generalmente, a dare attenzione e risalto solo a questo piano concentrandosi solo su ciò che viene messo a fuoco e trascurando ciò che si trova alle sue spalle. Il fotografo, valuterà, di contro, anche ciò che si trova alle spalle del soggetto inquadrato, decidendo, secondo le proprie inclinazioni e i propri gusti fotografici, se eliminare, sfocando, ciò che si trova dietro o se, invece, inquadrarlo dando ad esso risalto e creando una sorta di “collegamento” tra ciò che è posto sul primo piano e ciò che si trova sul secondo. Si dimentica spesso che la fotografia ha tra i suoi primari scopi quello di comunicare, di fornire a chi guarda il maggior numero di informazioni possibili con un singolo scatto. Saper mettere in relazione primo e secondo piano di campo, oltre a conferire all’immagine una maggiore enfasi, un maggior pathos descrittivo, aiuta il fotografo a svolgere al meglio tale compito esplicativo perché aumenta fisicamente lo spazio nel fotogramma in cui poter inserire elementi informativi. Tutto quello appena enunciato può essere esteso per analogia anche al terzo piano di campo, che è rappresentato da tutto ciò che è posto dietro al secondo piano di campo. In tal caso, il fotografo non dovrà fare altro che tenere in considerazione anche quello che è posto dietro al secondo piano.
5) Composizione dell’inquadratura
Con il termine composizione dell’inquadratura di una foto, intendo far riferimento sia ai soggetti (o oggetti) che devono essere parte dell’inquadratura di una foto sia a ciò che, invece, si decide di eliminare. Comporre in modo magistrale una foto è compito tutt’altro che facile perché la quantità di elementi presenti nell’inquadratura potrebbe rendere difficoltosa l’individuazione di quello principale, dirottando l’attenzione su particolari secondari o indesiderati. Il mio personale consiglio consiste nell’individuare, prima di uno scatto, l’elemento principale cui si voglia dare risalto, inserire nell’inquadratura, eventualmente, qualcosa posto sul secondo piano di profondità con il quale si trovi in relazione (o, laddove possibile, anche sul terzo piano), eliminare dall’inquadratura (ove tale operazione sia fattibile) tutto quello che risulta superfluo ed, infine, procedere allo scatto. In linea teorica, facendo seguito ad una filosofia “minimal”che io sposo in pieno, la migliore composizione dovrebbe essere quella in cui è presente in foto il minor numero possibile di soggetti (o oggetti). Si pensi che, spesso, foto molto suggestive raffigurano addirittura un solo elemento in tutta la scena! Fanno, ovviamente, eccezione a tale regola tutte quelle foto nelle quali la caratteristica fondante è rappresentata, ad esempio, da un susseguirsi seriale di più elementi simili tra loro.
6) Scattare molto per ogni sessione fotografica
Chiudo questo breve articolo con l’ultimo dei consigli che reputo importanti per migliorare il proprio livello fotografico. Scattare molte foto in ogni sessione fotografica non significa fotografare a caso, tanto per farlo, o scattare ripetutamente ed in modo sterile. Significa, invece, non farsi prendere dalla pigrizia e tentare svariate inquadrature del soggetto, magari riducendo o aumentando la profondità di campo; significa utilizzare differenti obiettivi, zoom o grandangolari, sperimentando i vari effetti che tali strumenti possono apportare alla foto; significa inquadrare un oggetto di buon’ora al mattino e tornare, magari, in un altro momento della giornata per valutare le differenti cromie dovute al diverso posizionamento del sole; significa, in sostanza, avere a disposizione innumerevoli foto, differenziate tra loro, cui attingere e tra le quali selezionare, con un inevitabile e consequenziale innalzamento di qualità del proprio lavoro fotografico.
Giovanni Somma