E’ iniziata ieri, 01 Novembre 2012, e si concluderà il giorno 14 Gennaio 2013 la Mostra“Immagini e Parole” dedicata ad uno dei più grandi fotografi del XX secolo, Henri Cartier-Bresson. La mostra raccoglie 48 opere del celebre ritrattista, commentate, con didascalie d’Autore, da amici e conoscenti celebri del fotoreporter francese. Inutile sottolineare la bellezza di alcuni scatti famosi, come “Domenica sulle rive della Marna”,
dalla struggente e penetrante semplicità che, come in un quadro di Manet, ci prende, ci rapisce e ci porta, quasi, al fianco dei personaggi ritratti. Altra opera presente alla Mostra il celeberrimo “Dietro la Stazione Saint Lazare”
in cui la superba composizione, le geometrie perfette dei triangoli, i riflessi nell’acqua sottostante che esaltano il “mondo che è sù”, il balzo dell’uomo che si ripete nel manifesto affisso in lontananza, sul secondo piano, si fondono in un’ unica e sublime immagine che, a modesto avviso di chi scrive, incarna e rasenta la quasi Perfezione. Altra celebre e commuovente foto è quella nota come “Dessau”,
in cui una prigioniera riconosce nella persona che si trova di fronte una spia che l’aveva “venduta” al nemico. Anche qui la geometria la fa da padrone, il triangolo, per la precisione: un triangolo nelle forme , se andiamo a vedere il posizionamento delle due prigioniere e dell’ufficiale tedesco seduto. Un triangolo nei moti dell’animo e delle coscienze, in cui l’odio di una, il muto dolore dell’altra e l’immobilismo gelido del volto del soldato ne rappresentano i tre vertici. Interessante notare, poi, come anche quelli che, oggigiorno, sarebbero definiti, dai puristi, come degli errori, in Cartier-Bresson vadano, invece, a ribaltare la media opinione comune, imponendosi come punti di forza, come “sacrifici” necessari pur di immortalare, senza rischiare di perdere quella determinata espressione o quel particolare gesto. Faccio riferimento, ad esempio, al particolare della foto qui di seguito,
in cui il cappello leggermente “tagliato”, fuori inquadratura ci dice che, spesso, non si può essere perfetti nella composizione, se si vuole portare a casa lo scatto, così come pensato e voluto. A sostegno di tale tesi, basti ricordare il periodo storico in cui il francese ha svolto la propria attività fotografica. Precursore del fotogiornalismo, negli anni ’30,’40, ’50, ‘60 non era facile andare in giro e documentare: non aiutava la mentalità del tempo, non aiutavano certo le attrezzature tecnologiche. Il Genio risiede in questo, nell’essere l’antesignano, il primo, il pioniere indiscusso.
Alla luce di queste lusinghiere considerazioni, pertanto, tralascio di soffermarmi su alcune foto presenti le quali, secondo il modesto parere del sottoscritto, non meritano una vetrina così esclusiva come una Mostra, non brillando esse particolarmente né per composizione né per originalità né per estro. Si deve sempre essere attenti nel non cadere nel facile tranello che tutto ciò che è stato (un tempo) nuovo, primo, antesignano sia (oggi) obbligatoriamente anche Arte. E questa Regola tanto semplice quanto veritiera, ce lo concederà il nostro grande fotografo francese, non risparmia neanche lui !
Giovanni Somma